venerdì 12 gennaio 2018

Benvenuti nel nostro angolo.

Segnalazione: 

LA TEORIA DEL PETTIROSSO



 “Il vero amore non implica la perfezione,
anzi fiorisce sulle imperfezioni”

                                                        John Gray











SCHEDA DEL ROMANZO

Ross è il direttore del Byron, un grande biblioteca che dirige e vive con amore e passione. Le sue giornate scorrono tranquille almeno sino a quando Nathan, un giovane senzatetto dall’oscuro passato, non viene sorpreso rubare all’interno del locale e quindi condotto da lui per l’increscioso evento. Dal momento in cui Ross conosce Nathan, però, ne rimane come folgorato e secondo la teoria del pettirosso, sente quasi il bisogno di aiutarlo e prendersi cura di lui sin dal primo istante.
I due, così diversi e sempre più vicini, attraverso situazioni di pericolo e d’amore, si troveranno a prendersi cura delle loro vite e differenze, mentre un segreto terribile incombe sulla vita del giovane ragazzo.
Ross non si scoraggerà mai e lotterà per lui con tutte le sue forze, ma potrà l’amore salvare dai pregiudizi e dal passato, regalando infine un nuovo inizio? 

Titolo: LA TEORIA DEL PETTIROSSO                                        
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Narrativa
Numero di pagine :  154
Formato cartaceo 23
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pubblicato con Youcanprint
Numero di pagine :  154 pagine


CONTATTI &AUTORE



BREVE ESTRATTO

Benvenuti al Byron

Ross percorse il lungo corridoio che conduceva all’atrio principale della biblioteca con le parole ansiose di Margaret che gli risuonavano nella mente come un disco inceppato.
«Per favore, puoi scendere subito? Abbiamo un problema», gli aveva detto al telefono.
Sapeva che quella donna era in gamba. Era attenta e scrupolosa, ma talvolta, nelle situazioni che si allontanavano dalla stretta quotidianità, si lasciava prendere dal panico. Forse, con il senno di poi, l’averla trasferita alla reception non era stata una grande idea, ma, in fondo, credeva che le facesse bene stare in mezzo alla gente.
Dopo la morte del marito, c’erano volute settimane per riuscire a convincerla a uscire di casa e altrettante per trasferirla dall’ufficio dell’amministrazione al suo nuovo incarico. Credeva che per lei quella sarebbe stata la scelta migliore e che avrebbe in tal modo avuto la possibilità di stare in mezzo alla gente e trascorrere le giornate all’insegna di una maggiore vivacità, anziché restarsene chiusa in un ufficio da sola.
Ross giunse davanti al banco dove Margaret lo attendeva, in piedi, quasi sull’attenti.
I grandi occhi castani della donna erano seri e un po’ atterriti.
«Eccomi qui. Che cosa abbiamo di tanto grave?»
Con discrezione gli fece cenno di seguirla, percorrendo il bancone.
«In mediateca Luke ha bloccato un taccheggiatore. Ora ci sta aspettando nella sezione di musica antica.»
«Un taccheggiatore? Un ladro, vuoi dire…»
Margaret annuì dopo essersi sincerata che nessuno potesse vederla.
Ross raggiunse la mediateca che si trovava al piano terra, adiacente alla sala d’ingresso, scortato dalla donna.
Che strano che qualcuno rubi qui al Byron. Tendenzialmente gli utenti si dividono in due categorie: i topi da biblioteca e chi non ha un altro posto dove andare. Per i primi quello che c’è qui dentro è un patrimonio inviolabile, per i secondi arredamento di un luogo dove trovare rifugio
Entrando nella sala Ross fu abbagliato dalla tonalità intensa delle pareti. Si era ripromesso di far coprire quell’assurdo colore aragosta con uno più chiaro e meno opprimente, ma ogni volta si scontrava con l’architetto che aveva progettato la struttura. A lui quella tinta piaceva. Improvvisamente, esaltata dallo sfondo, si trovò davanti l’imponente figura di Luke dietro alla quale si nascondeva il presunto ladro.
Quando vide il direttore, Luke si scansò e chiese alla donna di chiudere la porta.
«Che cosa è successo?», domandò Ross.
«L’ho sorpreso mentre cercava di rubare uno dei nostri cd», sentenziò il collaboratore, fissando il colpevole.
Luke era un funzionario molto disponibile con il pubblico. Amava profondamente il suo lavoro e dedicava cure quasi maniacali alla sezione di mediateca, spesso sforando il budget annuale. Tra i suoi difetti più fastidiosi c’era però un’eccessiva sicurezza in se stesso, che talvolta lo portava ad assumere atteggiamenti presuntuosi. Avere una buona dose di autostima era quanto mai importante, ma non se ciò rasentava la cieca e incondizionata fiducia nelle sole proprie capacità e nel proprio intuito, ignorando ogni possibile alternativa. Forse proprio per questo era il solo responsabile della sezione; difficilmente Ross avrebbe potuto affiancargli qualcuno abbastanza paziente da sopportarlo.
Quando finalmente Luke si spostò, Ross si accorse che l’uomo fermato era un ragazzo che poteva avere a malapena diciotto anni; seduto su una delle poltrone dedicate all’ascolto della musica, il giovane se ne stava immobile fissando il pavimento.
Ross si presentò: «Sono Ross Stuard, il direttore del Byron.»
Il ragazzo sollevò lo sguardo, rimanendo nel più assoluto silenzio.
«Il mio collaboratore le ha lanciato un’accusa molto grave. Vuole cortesemente dirmi come sono andate le cose?»
Il ragazzo si alzò, lanciandogli uno sguardo alquanto contrariato. “È qui per ascoltare la mia versione o, semplicemente, per giustificare un patetico e grossolano errore?”
«Io sono qui per ascoltarla, signor…»
«Nathan», rispose semplicemente.
«Bene, signor Nathan. Vuole dirmi perché Luke l’accusa di furto?»
«Mi guardi. È molto semplice lanciarmi un’accusa simile», ribatté quello allargando le braccia.
Nathan indossava una giacca logora, dei jeans strappati e delle scarpe da tennis oramai consumate, eppure, nonostante l’abbigliamento, appariva pulito e in ordine. Forse era per questo che Ross non aveva subito fatto caso agli abiti dismessi del ragazzo.
«Ti ho visto chiaramente nascondere un cd nella tasca del giaccone dopo averlo sottratto dall’espositore», s’intromise Luke, avvicinandosi ai due.
«Si riferisce a questo?», affermò il ragazzo mostrando la custodia di un compact disk.
L’uomo glielo strappò di mano raggiante. «Avete visto, avevo ragione!»
Ross lo osservò con attenzione e poi si rivolse al collaboratore facendogli candidamente notare che quella custodia non apparteneva a nessuna delle loro collezioni: «Non ha neppure la targhetta di riconoscimento.»
Luke era visibilmente perplesso. “Non è possibile. Deve averlo scambiato. Io l’ho visto prenderlo.”
«È vero», ammise il ragazzo, «l’ho guardato solo per confrontarlo con il mio. Avete una versione di Brahms di quartetti per pianoforte e archi in sol minore che non avevo mai sentito. Ma osservandolo meglio ho pensato che non sarebbe stato molto diverso dall’esecuzione che avevo già ascoltato.»
Ross si voltò incontrando l’espressione sorpresa di Margaret, che, fino a quel momento, era stata convinta di avere a che fare con un senzatetto entrato al Byron per trovare rifugio e godersi un po’ di caldo, preferendolo al freddo pungente di quella mattina d’inizio dicembre. Ma, a quanto pareva, quel tipo sapeva il fatto suo musicalmente parlando e non era affatto un ladro all’apparenza. Poi il direttore rivolse lo sguardo a Luke, che, gesticolando, propose di chiamare la polizia. A suo dire quel ragazzo stava prendendo in giro tutti, facendo solo perdere tempo.
«Luke, forse ti sei sbagliato. E non ci vedo nulla di drammatico in questo. A meno che tu non voglia perseverare nell’errore», Ross sorrise, poggiando la mano sulla spalla del suo dipendente.
«Io non mi sbaglio. Lui ha rubato quel cd perché non si trova più al suo posto.»
Il ragazzo, indispettito da quell’insistente accusa, si chinò verso il suo zainetto nero e l’aprì, svuotandone il contenuto per terra. Davanti ai suoi piedi riversò quaderni, un paio di penne, un maglione scuro, una sciarpa, una bottiglietta d’acqua mezza vuota e qualche carta di caramelle.
Senza interrompersi si tolse anche il berretto di lana, poggiandolo sulla poltrona che aveva alle sue spalle. Dei folti capelli neri gli scesero sulla fronte facendo risaltare ancor di più il suo viso a punta.
Ross fu colpito dai lineamenti così delicati di quel volto, modellati con fine semplicità e impreziositi dall’intenso verde degli occhi. Era come se sino ad allora qualcuno avesse coperto il volto del ragazzo con una benda, nascondendo così a chiunque lo guardasse la verità. E la verità era che Nathan era così irresistibile da impedire a Ross di non esserne attratto, forse anche per via dai suoi modi sfrontati e decisi, e dal suo essere incurante di chiunque avesse intorno.
La voce di Margaret riportò il direttore al presente.
«Ma cosa sta facendo?», chiese, mentre il ragazzo si toglieva il giaccone a mo’ di sfida abbandonandolo sulla poltrona alle sue spalle.
«Credo voglia dimostrare la sua innocenza», rimbeccò Ross, a tratti divertito e a tratti coinvolto oltremodo da quello che stava guardando.
Quell’improvvisato spogliarello proseguì sotto i loro occhi.
Il ragazzo si levò il maglione e la maglietta bianca, mostrando un fisico asciutto e longilineo. Senza chinarsi si sfilò le scarpe, spingendole a lato con il piede e infine si sbottonò i jeans, abbassandoseli senza mostrare alcun imbarazzo.
Era rimasto solo con dei boxer neri un po’ sgualciti.
Guardò il direttore con un’espressione divertita e, alzando le mani, si rivolse a Luke prima di infierire con l’ultima pungente battuta. «Se vuole perquisirmi oltre, ho visto che dietro quello scaffale c’è un bagno…»
L’uomo divenne paonazzo. «Hai voglia di prendermi in giro? Non ci metto molto a cancellarti quel sorrisetto dalla faccia!», inveì Luke, sentendosi punto nel vivo dell’errore più cocente.
A quel punto Ross decise di intervenire, trattenendo il collaboratore per un braccio.
«Basta così, Luke! Mi sembra chiaro che Nathan non abbia nulla da nascondere se è arrivato fino a questo punto. Inoltre credo che se avesse davvero voluto rubare qui dentro, avrebbe scelto qualcosa di più prezioso di un semplice cd di musica classica.»
Mi rendo conto solo ora che mi piace sentire risuonare il nome del ragazzino nella mente e nelle orecchie…
Ross sorrise tornando con lo sguardo su Nathan che incrociò le braccia e, mostrando chiaramente il proprio disappunto, chiese con tono accigliato: «Cos’ha contro la musica classica?»
«Ora credo che tu ti debba scusare con lui», soggiunse il direttore, tornando con lo sguardo su Luke, che appariva oramai contrariato.
Luke sospirò profondamente, chinando il capo in segno di resa.
Neppure un’arida parola di circostanza da parte di Luke, incredibile! Avrebbe potuto anche sforzarsi di essere più originale.
Eppure, visto il carattere dell’uomo, un sottomesso silenzio era un successo da non disprezzare.
Senza aspettare oltre scuse che non volevano arrivare, Ross chiese a Luke e a Margaret di allontanarsi: voleva restare solo con Nathan per sapere qualcosa di più su chi fosse, anche se, visto il caratterino del ragazzo, avrebbe potuto incontrare molte resistenze.
«Luke è una brava persona, anche se ogni tanto pecca di presunzione. Accetta anche le mie scuse», Ross si rivolse direttamente al ragazzo che, ancora seminudo, aveva sul volto un’espressione di rabbia e disappunto.
«Se vuoi, ora puoi rimetterti i vestiti.»
«Finalmente!», rispose il ragazzo allargando le braccia.
Ross fissò Nathan mentre con molta calma si rivestiva e riponeva nello zaino quanto era sparso sul pavimento. Decise di aiutarlo, s’inginocchiò ed entrambi afferrarono lo stesso quaderno; mentre dalle pagine cadevano degli spartiti, i loro occhi s’incontrarono. Seguirono lunghi attimi di silenzio, ma nessuno dei due ritrasse la mano.
D’un tratto il ragazzo accennò un sorriso e presto i due uomini si ritrovarono seduti sul pavimento a ridere come pazzi.
«Sei molto giovane, posso sapere la tua età?»
«Ho ventun anni», rispose Nathan telegrafico.
«E dimmi, Nathan, dove vivi?»
A quella banale domanda il volto del ragazzo si fece cupo; senza proferire parola richiuse rapidamente lo zainetto e si rialzò infilandoselo sulle spalle.
«Ehi, dove vorresti andare ora?»
«Ha importanza?»
«Cercavo solo di fare un po’ di conversazione.»
Nathan s’infilò il giaccone e si avviò verso l’uscita della mediateca.
«Comunque ti ringrazio di avermi creduto.»
Ross alzò le mani in alto e ammise: «Dovevo crederti. Luke sarebbe stato capace di effettuare su di te una perquisizione corporale se non l’avessi fermato.»
«Ne sarebbe stato capace? Allora sono stato fortunato.»
«Potresti ringraziarmi rispondendo alla mia domanda», propose Ross.
Nathan sorrise, alzando le spalle. «Un po’ qui, un po’ là. Perché tutta questa insistenza?», gli domandò.
«Mi piace osservare la gente. Se sei un senzatetto, devi essere in strada da pochissimo. Il tuo corpo è ancora ben curato, anche se i vestiti che indossi dimostrano più dei tuoi anni. Una persona senza casa non entra qui per cercare e ascoltare musica classica. Andrebbe nella zona ristoro e cercherebbe di scaldarsi facendosi offrire una bevanda calda. Oppure si accomoderebbe su una poltrona della sala video in attesa delle previsioni meteo per capire quanto freddo farà la notte…»
Nathan abbassò lo sguardo fissando brevemente il pavimento prima di tornare con gli occhi su Ross.
Avrebbe dovuto andarsene alla svelta per evitare altre spiacevoli indagini, ma una parte di Nathan non voleva lasciare la sala.
«Non sono ancora capace di scroccare un caffè caldo», rispose il ragazzo.
Ross, che ormai aveva raggiunto l’uscita, si arrestò, si voltò e disse: «Stavolta non hai bisogno di scroccarlo. Te lo offro io.»
Con la coda dell’occhio, Ross vide un sorriso dipingersi sul volto di Nathan, emozione che il ragazzo nascose subito assumendo il solito atteggiamento supponente.

Letizia Romano

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